L’importante ruolo dei fuchi nell’alveare
Un lungo articolo sul ruolo sottovalutato dei fuchi nell'alveare e le recenti ricerche che dimostrano l'effetto buffer dei fuchi contro gli effetti della varroa. Leggi di più →
Marc
Viene spiegato un modo semplice per proteggere l’alveare contro l’estremo caldo dell’estate e per isolarlo dal freddo durante l’inverno. Senza comprare materiali apistici nuovi.
Il normale coprifavo dell’arnia Dadant-Blatt è diventato troppo semplice e non è più adatto per il clima impazzito. Serve un upgrade! Il coprifavo non ha avuto una evoluzione, come il fondo dell’arnia (che è diventato antivarroa).
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Ultimamente è sempre più difficile fare miele e serve spesso dare più nutrimento. Visto che c’è meno surplus di miele da raccogliere, vuole dire che l’arnia deve funzionare in un modo ottimale per aiutare le api nei loro bisogni. In situazioni di abbondanza non fa tanta differenza se l’arnia non funziona in modo ottimale, l’ape si adatta. In situazioni di carenza, una giusta ventilazione e un buon isolamento termico potrebbero essere fondamentale per la sopravvivenza e la produzione.
Si usa il coprifavo in combinazione con l’apiscampo. Tutti e due leggermente modificati.
Con l’aumento delle temperature massime durante l’estate le api soffrono il caldo. Per tenere la covata ad una temperatura e umidità ottimale le api dovono ventilare, raccogliere tanta acqua e usare tanto miele. Far andare l’aria condizionata dell’alveare costa energia (miele) e per l’apicoltore questo vuole dire raccogliere meno e nutrire di più.
L’arnia DB standard non è ideale per far scappare il caldo dell’estate, soprattutto quando il sole riscalda anche la lamiera del tetto. Le api devono fare una ventilazione forzata per far uscire tutto il calore e umidità dalla rete del fondo e dalla entrata in basso. Il tetto si chiude normalmente perfettamente sopra il coprifavo. Non ci sono buchi nel tetto per far passare aria anche se il coprifavo ha un buco. Ho modificato leggermente il coprifavo e uso anche l’apiscampo per fare un tetto ventilato e un coprifavo ventilato.
Ho modificato leggermente il coprifavo che uso in combinazione con l’apiscampo (anche leggermente modificato). Le modificazioni sono piccole è non distruggono niente nel caso decido di tornare al vecchio modo di lavorare.
In questo modo si crea una scatola con aria che può facilmente uscire e porta via anche il calore del tetto in lamiera. Favorisce la concentrazione e maturazione del miele e aiuta a ventilare l’alveare. L’aria entra da sotto e esce sopra. Quando c’è improvvisamente un ritorno del freddo o vento, si potrebbe chiudere temporaneamente la rete dell’apiscampo con un pezzetto di cartone o altro. Con la rete non entrano insetti o altri animali indesiderati.
Ci sono apicoltori che dicono che le api non soffrono il freddo durante l’inverno se hanno abbastanza scorte. Probabilmente questi apicoltori avevano ragione, ma secondo me le cose sono diventate più complicate. Guarda anche questo video in inglese: The Venting Hive vs. Condensing Hive: Beekeeping Winter Survival Tactics. Visto che in questi tempi problematici le api non hanno più abbastanza scorte naturali, isolare il coprifavo potrebbe essere una soluzione semplice ed economico.
Con del materale isolante nel coprifavo le api consumano meno scorte. Questo isolante chiude anche i fori laterali del coprifavo. I fori sono anche coperti dal tetto per non far passare vento e pioggia.
In questo modo si crea una scatola piena di materiale isolante che protegge l’arnia dagli sbalzi di temperatura.
Alternativa 1: non uso il polistirolo nel coprifavo (comunque ottimo isolante), perché voglio ridurre l’uso della plastica in apicoltura. Se si vuole usare il polistirolo e tagliare via in mezzo uno spazio per nutrire con il candito, consiglio di isolare il pacco di candito con un pezzetto di stoffa.
Alternativa 2: se proprio vuoi usare un sottile strato di plastica sopra il nido durante l’inverno, consiglio di mettete un isolante sopra la plastica e non solo il coprifavo girato. In ordine: candito, telo in plastica, vecchia maglia di lana tagliata, coprifavo girato, tetto. La lana serve per evitate la condensazione sulla plastica e solo sul candito.
La ventilazione da sotto va benissimo per l’inverno. Durante l’inverno non ci deve essere l’effetto camino. Il buco del coprifavo deve essere chiuso. L’aria calda è più leggera e si muove naturalmente in su, perché la sua densità è minore di aria fredda.
Consiglio di non usare il nutritore a tasca come diaframma durante l’inverno, perché fa freddo! L’aria in grandi spazi non sta ferma, ma circola trasportando via velocemente il calore dovuto alla convezione. L’aria è un buon isolante, ma solo quando sta ferma. In grandi spazi vuoti diventa un pessimo isolante! Il polistirene o la lana di pecora è un buon isolante perché l’aria non gira all’interno dei tanti piccoli spazi di aria. L’aria non sta ferma in un nutritore a tasca e crea punti di freddo e cosi la famiglia consuma tante scorte.
Consiglio di non usare diaframmi in polistirene scoperto da legno perché le api e le tarme rosichiano il polistirene e creano microplastiche nell’alveare.
Nella costruzione delle case per esseri umani una delle cose fondamentali è isolare bene il tetto. Dal tetto e dalle finestre si perde la maggior parte del calore. Se le api bruciano tanto miele durante l’inverno, perché le arnie perdono tanto calore, vuole dire che tanto zucchero (miele) viene trasformati in H2O e CO2.
C6H12O6 + 6 O2 → 6 CO2 + 6 H2O + energia (calore)
1000 g di Glucosio +
1065 g di Ossigeno
↓
1466 g di Anidride carbonica +
599 g di Acqua +
liberando 15.600 kJ di calore
L’acqua emessa dal metabolismo degli zuccheri fa condensazione sui punti più freddi (non sui punti caldi). Isolare il tetto dell’arnia nel modo giusto è fondamentale. L’aria calda sale, va verso i fianchi dell’arnia e scende mentre si raffredda. Il vapore d’acqua fa condensazione sui fianchi interni dell’arnia o sulla rete in fondo o viene assorbita dal candito coperto dal materiale isolante che si trova sotto il coprifavo. Comunque la condensazione non avviene sopra le api.
Mi sono fatto ispirare da apicoltori Nord-Americani, che usano soprattutto le arnie Langstroth. Usano normalmente un basso coprifavo (inner cover board). Notavo alcuni apicoltori che hanno coprifavi speciali che somigliano ai nostri coprifavi, che hanno dei fori laterali protetti con una rete per non far entrare insetti indesiderati. Notavo anche che si impegnano molto di più ad isolare l’arnia (incluso il coprifavo) durante l’inverno. Dopo ho scoperto che esiste un coprifavo ventilato che si chiama Vivaldi board che somiglia tanto al nostro coprifavo, ma ha dei buchi sui fianchi. Mettono anche il candito in una cornice di legno e non nella plastica.
L’apicoltore usa un doppio coprifavo, non direttamente per ventilare o isolare l’arnia, ma per cambiare i telaini vecchi, nutrire e per fare propoli.
Ci sono apicoltori che costruiscono una cornice per ogni arnia per mettere un favo per il confinamento della regina (non fermando la deposizione delle uova). Questo potrebbe essere un metodo valido da usare con 2 escludiregina, quando ci sono ancora i melari, perché la regina deve stare vicino al nido.
Inveci di costruire cornici si potrebbe usare il coprifavo per creare una gabbia per fare il confinamento della regina su un favo orizzontale, usando anche un escludiregina e un favo vecchio. I fori sui fianchi servono per la ventilazione per non cuocere la regina e per non scogliere la cera sotto il tetto in lamiera (sotto il sole. In questo modo, con la regina che continua a deporre, si elimina già una gran parte della varroa prima del trattamento con acido ossalico che si concentra sul favo orizontale.
Si può usare lo spazio sotto il coprifavo per nutrire con un telaino o per far sfarfallare la covata quando il telaino è da cambiare.