L’importante ruolo dei fuchi nell’alveare
Un lungo articolo sul ruolo sottovalutato dei fuchi nell'alveare e le recenti ricerche che dimostrano l'effetto buffer dei fuchi contro gli effetti della varroa. Leggi di più →
Marc
Un lungo articolo sul ruolo sottovalutato dei fuchi nell’alveare e le recenti ricerche che dimostrano l’effetto buffer dei fuchi contro gli effetti della varroa.
Normalmente quando chiedi ad un apicoltore quale è il ruolo dei fuchi nell’alveare, vengono menzionate queste due cose: Il fuco ha il compito di fecondare le regine e contribuisce anche alla regolazione della temperatura e dell’umidità dell’alveare. Quello che tanti apicoltori non sanno è che recentemente hanno scoperto un altro compito del fuco adulto, molto importante, che riguarda la difesa primaverile contro gli effetti della varroa.
Il fuco viene spesso visto come una parte non produttiva dell’alveare: si fa spesso nutrire dalle operaie e non raccoglie nettare, polline, acqua o propoli. Non ha un pungiglione per la difesa, ma può fare una finta difesa. Ha una lingua più corta e una testa più grande con occhi enormi rispetto alle operaie e alla regina. Riesce ad infilare la testa in una cella da fuco quando contiene miele, ma non riesce a prendere il miele in fondo ad una cella da operaia. Chiede continuamente nutrimento alle operaie e non fa la trofallassi, cioè significa che consuma unidirezionalmente il cibo e non condivide il cibo come fanno le operaie.
Quando i fuchi hanno raggiunto il loro periodo fertile si riempiono di miele, escono dall’alveare e si raggruppano in punti ben definiti nel cielo in attesa di regine vergini che fanno il volo nuziale. Se non hanno fecondato una regina, tornano con fame all’alveare e vengono nutriti.
L’apicoltore pensa spesso che avere meno fuchi in un alveare potrebbe essere un vantaggio: ci vogliono meno risorse per nutrire le larve da fuco e serve meno nutrimento per i fuchi adulti che potrebbe diventare miele. Sono sempre meno convinto che usare solo foglie cerei da operaia e la pratica del ‘togliere le celle da fuco’ sia un vantaggio per l’alveare.
La pratica più comune nell’apicoltura è di comprare fogli cerei prestampati con la dimensione delle celle per operaie. In questo modo l’apicoltore si scorda che servono anche celle da fuco. Le covate sembrano belle quando sono piene di covata femminile, ma in realtà è tutto squilibrato. La foto qui sotto è un tipo di monocoltura all’interno dell’alveare: operaie e solo operaie. Per creare celle da fuco l’ape deve trasformare celle piccole in celle grandi. Potrebbe essere che i fuchi che nascono da queste celle saranno più piccoli e forse non saranno adatti per fecondare regine. Si otterranno dunque scarse qualità di fuchi per la fecondazione.
Da quando sto usando il favo naturale senza l’uso di fogli cerei prestampati capisco meglio come funziona l’organismo alveare. L’organismo di questi insetti sociali è ben diverso il primo anno rispetto al secondo anno. Normalmente l’apicoltore che usa fogli cerei prestampati pensa in un ciclo annuale di una famiglia d’api. Con il favo naturale si deve pensare in un ciclo biennale, perché non si può più ignorare e sottovalutare l’esistenza del fuco che fa parte dell’organismo alveare.
Quando nel primo anno uno sciame (da sciamatura) prende possesso di una nuova arnia, costruisce inizialmente solo favi con celle di operaie, perché servono come prima cosa nuove operaie. Più tardi costruiscono anche celle da fuco che possono anche essere usate per le scorte e non subito per la covata di fuchi.
Durante la primavera del secondo anno, la famiglia usa le celle da operaia per cambiare le api dell’inverno. Quando finiscono anche le scorte nelle celle da fuco, che si trovano più all’esterno, usano queste celle più grandi vuote per produrre i primi fuchi. Nei nuovi telaini inseriti il secondo anno vengono costruiti spesso tante celle da fuco finché hanno trovato il loro equilibrio fra operaie e fuchi.
Se si inserisce un telaino naturale in una famiglia che contiene favi con solo celle da operaie, basato su fogli cerei, di sicuro costruiranno celle da fuco, perché mancano. Si possono trovare favi con la metà o pieno di celle da fuco. Questo non fa niente a fine estate, perché questi favi diventeranno sponde con scorte. Se hanno veramente esagerato con le celle da fuco su un telaino, sarebbe meglio togliere questo telaino in primavera, perché potrebbe portare ad una situazione in quale la famiglia avrà troppi fuchi che alla fine non fanno più entrare nell’alveare.
Durante il secondo anno, dopo la nascita dei primi fuchi, sui bordi dei favi e nei buchi e spazi lasciati vuoti, cominciano a costruire delle celle reali partendo dalle celle da fuco da dove sono nati i fuchi. Lo sviluppo delle nuove regine (16-17 giorni) all’interno delle celle reali coincide perfettamente con la maturazione dei fuchi. Quando la regina vergine è pronta per il volo di fecondazione ci saranno fuchi pronti. Ovviamente servono fuchi da altri alveari per la fecondazione, che si sviluppano probabilmente nello stesso momento.
Per riprodursi, la varroa preferisce le larve da fuco. Nei 2 giorni in più di cella opercolata delle celle da fuco rispetto alle celle da operaia, la femmina di varroa riesce a deporre più uova e escono più varroe mature.
Spesso l’apicoltore inserisce un telaino da melario nel nido e viene costruito un favo naturale da fuco sotto il telaino che viene tagliato e distrutto. In alternativa si potrebbe usare un Telaino Indicatore Trappola (Telaino Campero) col quale si toglie questa covata maschile.
Sono uscite nuove ricerche scientifiche che mostrano che i fuchi tengono temporaneamente sotto controllo la varroa durante la primavera. Fanno l’effetto buffer. La presenza di tanti fuchi potrebbe essere un vantaggio! Portare squilibri nella quantità di fuchi usando un Telaini Indicatore Trappola o tagliare via un mezzo favo di covata maschile potrebbe avere effetti negativi su questo effetto buffer. Nella parte sottostante provo a spiegare perché e che cosa hanno scoperto.
Naturalmente una famiglia di api vuole avere molto più fuchi presenti nell’alveare e penso che ci sia una buona ragione. Disturbare continuamente questo equilibro, inserendo solo cera prestampata a misura di operaia e togliere la covata di fuco potrebbe avere effetti negativi sulla famiglia d’api. La famiglia d’api si adatta perché le api hanno una grande adattabilità. Sono comunque continuamente disturbate nel loro equilibrio. Però c’è un limite e insieme con tanti altri squilibri come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la varroa e i pesticidi e altre pratiche sbagliate da parte dell’apicoltore, l’ape potrebbe far fatica ad adattarsi.
Dopo la scoperta che la varroa si nutre prevalentemente del corpo grasso e non dell’emolinfa, c’è una nuova scoperta importante. Questa scoperta ci fa capire perché il metodo ZAV per contare la varroa non dava i risultati giusti. Pensavamo che la varroa stesse sulle operaie giovani. Nel laboratorio hanno sempre usato piccoli nuclei senza fuchi per fare le ricerche sulla varroa. Nel laboratorio le varroe foretiche stanno sulle operaie, ma in un alveare vero (con fuchi di ogni età) la varroa foretica preferisce nutrirsi di fuchi giovani.
Due cose molto importanti da sapere:
Il controllo in primavera sulle operaie giovani non ha mai avuto senso quando ci sono i fuchi giovani, perché la maggior parte della varroa non sta sulle operaie, come dimostra la grafica qui sopra. Con test fatti in primavera su 2208 operaie e 1636 fuchi, contando tutte le varroe manualmente: la varroa foretica preferisce stare sui fuchi di 1-3 giorni di età e non sulle operaie di 1-3 giorni di età. Durante l’estate, quando non fanno più tanti fuchi: su 1975 operaie e 59 fuchi, la maggior parte della varroa foretica sta sulle operaie giovani.
Quando sono presenti i fuchi giovani, questi funzionano come buffer per proteggere le operaie. Il nutrimento nei fuchi va in un senso unico verso il fuco, che consuma e non condivide, non c’è trofallassi e per questo c’è meno scambio di virus, batteri e funghi presenti nella varroa che sta sui fuchi giovani.
Quando finisce l’allevamento di fuchi (fine estate), l’effetto buffer della covata e degli adulti dei fuchi sparisce. La varroa si sposta. Da questo momento la covata delle operaie viene più attaccata dalla varroa e le operaie giovani vengono più attaccate. I virus, i batteri e i funghi presenti nelle varroe verranno distribuite più velocemente con la costante trofallassi fra le operaie.
Questa è la ragione per quale alla fine dell’estate le famiglie si trovano più facilmente al collasso e questo spiega anche perché il controllo con ZAV dava risultati bassi durante la primavera, mentre dopo i trattamenti e il conteggio della caduta sui vassoi c’erano conteggi inaspettatamente alti.
Per monitorare l’infestazione della varroa primaverile, si dovrebbe fare un campione di una cinquantina di fuchi. Quello che sapiamo sui fuchi:
Ho un’idea (ancora non ben sviluppata), che riguarda lo scrollo dei telaini dentro una gabbia escludi-regina. Si prendono solo i telaini contenenti la covata fresca, con operaie e fuchi giovani: le operaie usciranno e i fuchi giovani rimarranno intrappolati. Si prendono 50 fuchi e si fa il test con zucchero a velo.