L’importante ruolo dei fuchi nell’alveare
Un lungo articolo sul ruolo sottovalutato dei fuchi nell'alveare e le recenti ricerche che dimostrano l'effetto buffer dei fuchi contro gli effetti della varroa. Leggi di più →
Marc
Questa è una breve introduzione della geologia della val Tassaro.
La valle del Rio Tassaro è caratterizzata dalla prevalente presenza di rocce sedimentarie appartenenti al gruppo delle arenarie e delle marne. Le arenarie della valle sono costituite da detriti fini, a prevalente componente sabbiosa di origine marina, successivamente litificati e cementati dal carbonato di calcio. Le marne hanno invece origine da sedimenti anch’essi di origine marina, però di tipo limoso ed argilloso. Le arenarie formano delle spesse bancate, che in alcuni casi possono raggiungere uno spessore di parecchi metri, intercalate alle quali affiorano livelli più sottili di marne.
Tutto il complesso delle arenarie e marne della Val Tassaro, sormonta stratigraficamente estesi depositi di argille, che affiorano nel fondovalle del torrente Tassobbio. A causa della maggiore resistenza all’erosione delle arenarie rispetto alle argille, nei punti di contatto tra i due tipi di rocce, si formano frequentemente delle alte pareti verticali che, in particolari condizioni, danno origine a cascate, come ad esempio quella del Tassaro sotto Scalucchia o ad erti dirupi, come quello sul quale sorgeva la rocca di Crovara.
Le arenarie risalgono al terziario ed hanno un’età di alcune decine di milioni di anni, le sottostanti argille, invece, sono più antiche e risalgono al periodo mesozoico (circa 80-100 milioni di anni fa).
All’interno delle arenarie e delle marne della Valle del Tassaro, non sono molto frequenti i reperti fossili, in quanto i sedimenti si sono formati in ambienti esposti a frequenti scoscendimenti delle antiche scarpate marine. Soltanto in corrispondenza degli affioramenti marnosi o al contatto tra gli strati arenacei e quelli marnosi si incontrano, con una certa frequenza, tracce fossili del passaggio di antichi organismi limivori o “calchi” di gasteropodi, bivalvi e coralli solitari. Assai più frequenti sono invece le cosiddette “impronte di fondo”, ovvero, le tracce “pietrificate” delle correnti conseguenti alle frane sottomarine.