L’importante ruolo dei fuchi nell’alveare
Un lungo articolo sul ruolo sottovalutato dei fuchi nell'alveare e le recenti ricerche che dimostrano l'effetto buffer dei fuchi contro gli effetti della varroa. Leggi di più →
Marc
Dopo che le bottinatrici hanno raccolto il polline dai fiori e lo hanno trasportato nell’alveare, inizia l’immagazzinamento e la fermentazione. Durante questa fermentazione avvengono una serie di processi che contribuiscono alla trasformazione del polline in pane d’api e alla sua conservazione.
Le api da miele sono maestre nel raccogliere il polline dai fiori delle piante, mentre nello stesso momento impollinano i fiori. Quando un’ape si posa su un fiore per raccogliere il nettare, i suoi peli carichi di elettricità statica attirano i granuli di polline, che si attaccano ad essi e, successivamente, si pettinano con le zampe e creano pallottoline di polline che trasportano sulle zampe posteriori attaccati sui cestini del polline. Il polline viene mescolato con una piccola quantità di nettare e secrezioni salivari delle api per fare queste pallottoline. In questo modo l’ape trasporta il polline in volo per visitare altri fiori o per tornare all’alveare.
Il polline è la principale fonte proteica delle api e il nettare è la fonte energetica.
I non-apicoltori spesso pensano che il polline venga trasformato in miele, ma non è cosi! Il polline si trova comunque in piccola quantità nel miele. Solo il nettare dei fiori viene trasformato in miele (una eccezione è la melata). In un laboratorio specializzato possono determinare il tipo di miele, analizzando le tracce di polline presente.
Il polline viene direttamente mangiato o immagazzinato e trasformato in pane d’api (fermentazione) o trasformato in pappa reale (con l’aiuto delle ghiandole ipofaringee durante un certo periodo della vita delle api operaie).
Le bottinatrici, una volta rientrate nell’alveare, selezionano una cella vuota preferibilmente di dimensione operaia e posizionano le zampe posteriori all’interno della cella. Strofinando le zampe posteriori una contro l’altra, si staccano le pallottoline di polline che rimangono all’interno della celletta del favo. È importante notare che le cellette sono leggermente inclinate, impedendo alle pallottoline di cadere fuori dalla cella.
Le immagini sottostanti, provenienti da questo articolo scientifico, dimostrano come le api staccano il polline dalle dalle zampe posteriori.
Dopo che le bottinatrici hanno depositato il polline, altre api operaie si occupano di lavorarlo e comprimerlo all’interno delle cellette usando anche nettare e secrezioni salivari. Le cellette utilizzate per il polline sono anche riutilizzate per altri scopi: possono essere state precedentemente utilizzate per la covata o per immagazzinare il miele.
Tuttavia, a differenza del miele, le cellette contenenti il polline non vengono riempite completamente. Le api le riempiono solo per metà e non le chiudono con la cera, come avviene nel caso dello stoccaggio del miele. Staccare il polline dalle zampe posteriori in una cella quasi piena è difficile e il polline potrebbe cadere.
Successivamente, le api operaie contribuiscono al processo di fermentazione. Con la loro saliva, le api introducono enzimi e inoculano il polline con batteri lattici e lieviti. La temperatura all’interno dell’alveare è mantenuta a 36°C, fornendo le condizioni ottimali per l’attività fermentativa.
I fermenti lattici e i lieviti presenti nel nettare, che viene aggiunto al polline insieme con i secrezioni salivari, iniziano a agire sul polline, modificandolo chimicamente. Questo processo di fermentazione è importante perché protegge il polline da putrefazioni batteriche e favorisce la sua digestione. Durante la fermentazione, avvengono reazioni biochimiche che scompongono le molecole complesse presenti nel polline, rendendole più facilmente assimilabili per le api. Il polline fermentato si chiama il pane d’api.
Alla fine il pane d’api fermentato viene coperto con uno strato di miele e in questo modo può essere conservato per tutto l’inverno. Le riserve invernali di pane d’api servono per nutrire la prima covata in primavera quando non c’è ancora abbastanza importazione di polline nuovo.
Il polline fermentato è nutrimento per le larve di operaie e fuchi e per le api nutrici. Dopo il terzo giorno di vita, le larve smettono di essere nutrite con la pappa reale e iniziano a essere alimentate con il polline fermentato. Il polline fermentato, conosciuto anche come pane d’api, è il nutrimento proteico per la covata in quel momento.
Le api nutrici, durante un certo periodo della loro vita, producono la pappa reale. Mangiano il pane d’api o il polline fresco e utilizzando le loro ghiandole ipofaringee per trasformarlo in pappa reale. La somministrano alle larve appena nate per un periodo di circa 2 giorni. La pappa reale è anche il nutrimento della regina.
Abbreviazioni
HfGld Ghiandole ipofaringee
HGld Ghiandole salivari della testa
DGld Ghiandola di Dufour
KGld Ghiandole di Koschevnikov
MdGld Ghiandole mandibolari
NGld Ghiandola di Nasonov
ThGld Ghiandole salivari toraciche
VGld Ghiandola del veleno
WxGld Ghiandole di cera
Successivamente, le larve più grandi, che hanno superato il periodo di alimentazione con pappa reale, vengono alimentate con il pane d’api, la principale fonte di nutrimento proteico per le larve più grandi. Questo processo avviene prima che la cella in cui si trova la larva venga sigillata con la cera dell’alveare.
Quindi, per essere precisi, il miele, il nettare e il polline vengono utilizzati per produrre la pappa reale, con delle ghiandole attive nella testa delle api nutrici. Viene poi data alle larve appena nate per un breve periodo di tempo. Il pane d’api, invece, viene utilizzato come nutrimento per le larve più grandi prima della chiusura della cella.
All’inizio le api nutrici nutrono solo le larve grandi con il pane d’api. Dopo quando le loro ghiandole ipofaringee diventano attive, iniziano a nutrire le larve più piccole con la pappa reale.
La quantità e la qualità del polline influenzano direttamente la salute dell’organismo alveare. Un’adeguata fornitura di polline di alta qualità è essenziale per garantire una corretta crescita e sviluppo delle larve, nonché per sostenere la vitalità dell’intera colonia di api.
Il processo di fermentazione del polline nell’interno dell’alveare svolge un ruolo fondamentale nella trasformazione del polline grezzo in un nutrimento adatto per le api. La combinazione di temperatura controllata, fermenti lattici e lieviti favorisce la protezione e la predigestione del polline, rendendolo un elemento vitale per la sopravvivenza e la salute delle api dell’alveare.
Il contenuto del polline può variare a seconda della fonte botanica e delle condizioni ambientali, ma in generale il polline è una ricca fonte di nutrienti. Ecco una stima approssimativa dei principali componenti del polline:
Il colore del polline può variare ampiamente da una pianta all’altra e anche all’interno della stessa specie, a causa di diversi fattori, tra cui la genetica, l’ambiente circostante e la maturità dei granuli di polline. Mentre alcune piante producono polline di colore giallo o arancione, altre possono avere polline bianco, crema, rosa, rosso, viola o addirittura verde.
I pesticidi neonicotinoidi sono una classe di insetticidi ampiamente utilizzati nell’agricoltura per proteggere le colture dai danni degli insetti. Tuttavia, è emerso che questi pesticidi possono avere un impatto negativo sulle api.
I neonicotinoidi vengono spesso applicati ai semi di mais e ad altre colture, e si diffondono attraverso la pianta mentre cresce. Di conseguenza, questi pesticidi possono essere presenti nel polline e nel nettare delle piante stesse, diventando disponibili per le api che si nutrono di queste risorse floreali.
Quando le api raccolgono il polline contaminato dai neonicotinoidi, possono essere esposte a queste sostanze chimiche tossiche. Le api possono trasportare il polline contaminato nel loro alveare, dove viene utilizzato come fonte di cibo per nutrire le larve e l’intera colonia. L’esposizione ripetuta ai neonicotinoidi può avere effetti negativi sulla salute delle api, compromettendo la loro capacità di orientamento, memoria, apprendimento e nutrizione.
Gli effetti dei neonicotinoidi sulle api includono anche la loro capacità di ricerca di cibo, riducendo la resistenza alle malattie, influenzando il sistema immunitario e persino causando la mortalità delle api stesse. Inoltre, i neonicotinoidi possono anche interferire con la comunicazione chimica tra le api, essenziale per la coesione e il funzionamento efficiente della colonia.
Per mitigare gli effetti negativi dei neonicotinoidi sulle api, sono state adottate diverse misure, tra cui regolamentazioni sull’uso di questi pesticidi, l’implementazione di pratiche agricole sostenibili e l’adozione di alternative meno dannose per la salute delle api e dell’ambiente.
L’ultima parte spiega: L’evoluzione simbiotica fra i fiori e le api e la relazione che hanno il polline e le api con il nostro cibo.
Le angiosperme, o piante a fiore, costituiscono la categoria più ampia e diversificata di piante sulla Terra e sono responsabili della produzione di una vasta gamma di alimenti.
Le piante angiosperme forniscono una serie di prodotti alimentari di base, come cereali (riso, grano, mais, avena), legumi (fagioli, lenticchie), tuberi (patate, manioca), frutta (mele, banane, arance, fragole) e verdure (carote, pomodori, lattuga). Queste piante sono coltivate su larga scala in tutto il mondo per soddisfare le esigenze alimentari dell’umanità.
Inoltre, molti altri prodotti alimentari derivati dalle angiosperme sono parte integrante della nostra dieta. Ad esempio, l’olio d’oliva, l’olio di semi, lo zucchero, le spezie, il caffè, il tè, il cioccolato, il miele e molti altri derivano da piante angiosperme.
Anche gli animali che consumiamo come fonte di carne, come il pollame, il maiale e il manzo, si nutrono principalmente di piante angiosperme, come il mais e il grano, rendendo indirettamente le angiosperme una componente essenziale della nostra catena alimentare.
In generale, possiamo affermare che la stragrande maggioranza dei cibi che fanno parte della nostra dieta quotidiana proviene dalle angiosperme. La diversità e l’adattabilità delle angiosperme nel produrre alimenti nutrizionali hanno giocato un ruolo fondamentale nella sicurezza alimentare umana e nella nostra sopravvivenza come specie.
Le angiosperme, che includono la maggior parte delle piante da frutto e verdura, dipendono dall’impollinazione per la produzione dei loro frutti e semi.
Le colture che dipendono in misura significativa dalle api per l’impollinazione includono frutta come mele, pere, ciliegie, albicocche, pesche, lamponi e fragole, così come verdure come zucchine, cetrioli, pomodori e peperoni. Senza l’impollinazione delle api, molte di queste colture avrebbero una resa significativamente inferiore o addirittura non produrrebbero frutti.
Tuttavia, è importante notare che non tutte le piante da frutto e verdura dipendono esclusivamente dalle api per l’impollinazione. Alcune piante possono essere impollinate da altri insetti, come farfalle, vespe, mosche o coleotteri. Inoltre, in alcuni casi, l’impollinazione può essere facilitata dal vento o avvenire attraverso l’autoimpollinazione.
Si ritiene che le angiosperme si siano evolute circa 140 milioni di anni fa e abbiano raggiunto una grande diversità e adattabilità nell’ambiente terrestre. I fiori, che sono una caratteristica distintiva delle angiosperme, hanno giocato un ruolo fondamentale nel loro successo evolutivo.
L’evoluzione dei fiori è associata all’impollinazione, cioè al trasferimento di polline dalle parti maschili alle parti femminili dei fiori, permettendo la fecondazione e la produzione di semi. In questo contesto, le api hanno svolto un ruolo cruciale come agenti di impollinazione.
Si ritiene che l’evoluzione dei fiori sia avvenuta in risposta all’interazione con gli insetti impollinatori, inclusi le api. Le angiosperme hanno sviluppato fiori con caratteristiche che attirano specifici insetti impollinatori, come le api, offrendo loro ricompense come il nettare, una fonte di cibo ricca di zucchero.
Le piante angiosperme hanno sviluppato una serie di adattamenti per attirare le api e massimizzare l’efficacia dell’impollinazione. Alcuni dei tratti comuni nei fiori delle angiosperme impollinate dalle api includono:
Questi adattamenti reciproci tra i fiori delle angiosperme e le api hanno favorito un’evoluzione convergente, con i fiori che si sono adattati per essere più attraenti per le api e le api che si sono specializzate nel raccogliere il polline dai fiori delle angiosperme. Questa interazione simbiotica ha avuto un impatto significativo sull’evoluzione sia delle piante che delle api nel corso del tempo.
Mentre le prime impollinazioni delle piante angiosperme,140 milioni di anni fa, non coinvolgevano le api, erano invece gli altri insetti che svolgevano un ruolo significativo nell’impollinazione delle prime piante fiorite. Le api si sono evolute successivamente come insetti impollinatori specializzati e hanno stabilito una stretta relazione con le angiosperme nel corso del tempo.
Secondo la teoria più accettata, le api sono un gruppo di insetti che si è separato dalle vespe. È interessante notare che non tutte le vespe sono ancestrali alle api. Le vespe solitarie non sono considerate progenitrici dirette delle api. Esistono diverse famiglie di vespe e solo alcune di esse sono considerate antenate delle api. Ad esempio, la famiglia delle Vespidae è considerata strettamente correlata alle api. Le Vespidae sono vespe sociali: le loro società comprendono femmine sterili, operaie, ed una o più femmine fertili dette regine. I maschi appaiono solo nel periodo riproduttivo.
Le prime forme di api risalgono a circa 100 milioni di anni fa, durante il periodo del Cretaceo. Queste prime api erano diverse dalle api da miele moderne e avevano caratteristiche primitive. Mentre le prime api erano probabilmente insetti impollinatori, non si ritiene che fossero ancora in grado di produrre il miele come lo conosciamo oggi.
L’evoluzione delle vere api da miele, appartenenti alla famiglia Apidae, ha avuto luogo più recentemente, risalendo a circa 20-30 milioni di anni fa, durante il periodo del Miocene. Questo è il momento in cui si ritiene che le api abbiano sviluppato le caratteristiche specializzate per la raccolta e la produzione del miele, come le lunghe lingue per estrarre il nettare dai fiori e i meccanismi di accumulo del miele nelle loro colonie.
Le api da miele hanno sviluppato una complessa organizzazione sociale e una stretta relazione con le piante fiorite nel corso del tempo. L’evoluzione delle api da miele è stata influenzata dall’evoluzione dei fiori delle angiosperme, in quanto entrambe le parti sono state coinvolte in un’interazione simbiotica che ha portato a un’efficace impollinazione delle piante e alla produzione di risorse come il nettare e il polline per le api.